N. 15 (2021): Il futuro dell'Europa dopo la pandemia
Dossier

Il futuro dell’allargamento negli anni della pandemia: un’analisi del ciclo elettorale 2018-2021 nei Balcani Occidentali e i possibili sviluppi sul processo di integrazione dell’UE

Marco Siragusa
Biografia
Pietro Sabatino
Biografia

Pubblicato 15-02-2025

Parole chiave

  • Westen Balkans,
  • European union,
  • European enlargement

Abstract

Nei Balcani Occidentali il biennio “pandemico” rappresenta un periodo significativo per la ri-configurazione dello spazio politico nell’ottica del processo di integrazione, pur in un contesto di incertezza e difficoltà. Nel 2020, in Bosnia, Serbia, Montenegro e Macedonia del Nord si sono tenute elezioni parlamentari o amministrative con conseguenze importanti per i già fragili equilibri democratici. La prima metà del 2021, inoltre, ha visto tenersi elezioni generali sia per i cittadini albanesi che kosovari, con rilevanti cambiamenti anche del sistema elettorale e della platea dell’elettorato attivo. Questo contributo si pone come obiettivo lo sviluppo di un’analisi comparata del comportamento di voto in questo ultimo ciclo elettorale, cercando di interpretarne gli esiti sulla base dei rapporti di forza interni tra soggetti variamente favorevoli e contrari al processo di adesione all’Unione Europea. L’analisi dei dati inerenti il voto indica alcune tendenze comuni nell’area: una strutturale scarsa partecipazione elettorale e una difficoltà di penetrazione delle famiglie europee più dichiaratamente euroscettiche. Le principali forze politiche dei Balcani Occidentali si riconoscono nei gruppi di maggioranza all’interno del Parlamento europeo (socialisti, liberali, popolari): laddove questa presenza è più debole – Repubblica Srpska e Montenegro – giocano un ruolo i rapporti delle singole aggregazioni elettorali con potenze extra-Ue (Russia, Turchia, Cina). Sembra predominare nell’opinione pubblica – rispetto all’allargamento dell’Unione – un sentimento di inevitabilità ma, al contempo, di indifferenza; fattori che rendono, al momento, poco probabile l’emersione di fratture politico-elettorali su questo specifico tema.