N 17 (2022): Studiare i megatrend per esplorare il futuro
Descrizione del fascicolo
Quarant’anni dopo l’uscita di Megatrends, il best-seller di John Naisbitt (morto lo scorso anno a 92 anni) in cui per la prima volta fu introdotto questo fortunato concetto, si può senza dubbio affermare che l’analisi dei megatrend rappresenti oggi la base imprescindibile di ogni studio di futuro, come dimostra la sua estensione tanto nei grandi gruppi di consulenza quanto a livello istituzionale. La sua utilità consiste nel ridurre l’incertezza sulla variabilità dei “futuribili” e quindi limitare l’ampiezza di probabilità di determinati scenari. Tuttavia, oggi è sempre più evidente quanto l’analisi dei megatrend non possa mai restare fine a sé stessa; in questo Naisbitt fu sicuramente un pioniere, perché si rese conto che studiare le dinamiche future non era che il primo passo di un processo di trasformazione strategica che doveva coinvolgere imprese, istituzioni, interi Stati. La sua attività consulenziale spingeva esattamente in questa direzione. Poco, però, è stato fatto in questi anni: se oggi la nostra conoscenza delle grandi tendenze è sempre più solida e precisa, la nostra capacità di tradurre questa conoscenza in azioni è significativamente ridotta. Nell’era del “presentismo esteso”, siamo come paralizzati: vediamo davanti a noi sfide immense che richiedono determinazione nell’affrontarle – aumento delle zoonosi, cambiamenti climatici, invecchiamento della popolazione, disoccupazione tecnologica – ma non riusciamo ad agire. È intorno a questo problema che ruota questo numero di Futuri.